giovedì, Settembre 28, 2023
ArmeniaIl presidente dell'Armenia informa della sua decisione di dimettersi

Il presidente dell’Armenia informa della sua decisione di dimettersi

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Il presidente dell’Armenia Armen Sarkissian ha informato della sua decisione di dimettersi, ARMENPRESS è stato informato dal servizio stampa dell’Ufficio del Presidente.

Il presidente dell’Armenia informa della sua decisione di dimettersi. “All’inizio degli anni ’90, a seguito di grandi cambiamenti geopolitici, al nostro popolo è stata data la più grande opportunità di creare il proprio stato indipendente. La nostra missione non era quella di sostituire una bandiera con un’altra, ma di costruire un paese che dopo secoli garantisse la sicurezza, progresso e prosperità di nuovo degli armeni. Sottolineo che il significato principale di avere uno Stato indipendente è la capacità di assumersi e assumersi responsabilità, quando ci rendiamo conto che solo noi, come corpo unico, siamo artefici delle nostre stesse vittorie, i colpevoli delle nostre stesse sconfitte.

Ispirato da una tale opportunità storica, io, come molti dei miei compatrioti, mi sono dedicato a quella missione. Per vari motivi, la mia partecipazione alle varie fasi è variata, ma non ho smesso di credere nel nostro ultimo successo nazionale. E questa è stata la mia principale motivazione per aver accettato di assumere la carica di Presidente dell’Armenia. Prendendo questa importante decisione, mi sono affidato alla proposta che mi è stata fatta, secondo la quale la nuova istituzione presidenziale avrà strumenti, opportunità per influenzare la politica estera, economica, politica degli investimenti, i rapporti con la diaspora, nonché per promuovere gli interessi nazionali in l’arena internazionale, creare un nuovo ambiente scientifico – educativo e high-tech. Qualche tempo dopo si sono verificati gli sviluppi di aprile-maggio 2018…

Ci si può chiedere perché non mi sono dimesso in quel momento? La risposta è ovvia, per la responsabilità che ho assunto come Presidente della Repubblica. Fui obbligato a fare tutto quanto in mio potere per escludere un ulteriore approfondimento della divisione interna, possibili scontri, che avrebbero potuto portare a conseguenze estremamente negative. Ho anche cercato di utilizzare la mia reputazione e le connessioni acquisite durante i miei molti anni di lavoro, il mio potenziale politico ed economico internazionale per costruire uno stato forte e stabile.

Ancora una volta, potrebbe sorgere un’altra domanda sul perché il Presidente non sia riuscito a influenzare gli eventi politici che ci hanno portato all’attuale crisi nazionale. Il motivo è evidente ancora una volta – la mancanza di strumenti adeguati, strumenti di cui ogni funzionario statale è dotato di un solo documento – la Costituzione. Le radici di alcuni dei nostri importanti problemi sono nascoste nell’attuale Madre di tutte le Leggi. Abbiamo una situazione paradossale in cui il Presidente deve essere garante della statualità senza in realtà avere alcuno strumento reale. La Costituzione presuppone anche il primato di un’istituzione sull’altra, crea ostacoli alla partecipazione di noti specialisti della diaspora alla gestione delle istituzioni statali della loro Patria storica, e così via.

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Siamo una repubblica parlamentare nella sua forma, ma non nei contenuti. Lo scopo della mia proposta non era di passare da un modello di governo all’altro (parlamentare, semipresidenziale o presidenziale), ma di creare un sistema statale basato su pesi e contrappesi. Senza questo, è difficile parlare di risultati significativi, perché il progresso e il successo possono essere raggiunti solo nelle condizioni di un sistema prevedibile e armonioso. Sono lieto che sia stata istituita una commissione per gli emendamenti costituzionali, per la quale ringrazio il Governo. Spero che alla fine si realizzeranno le modifiche costituzionali e che il prossimo presidente e l’istituzione presidenziale potranno lavorare in un ambiente più equilibrato e coordinato. Viviamo in una realtà unica, una realtà in cui il Presidente non può influenzare questioni di guerra o di pace.

Realtà, dove non può porre il veto alle leggi che ritiene inopportuni per lo Stato e il popolo. Realtà, quando le opportunità del Presidente sono percepite non come un vantaggio per lo Stato, ma come una minaccia da parte di vari gruppi politici. Una realtà in cui il Presidente non è in grado di utilizzare la maggior parte del suo potenziale per risolvere problemi sistemici di politica interna ed estera. Una realtà in cui il mondo è in una zona di costante turbolenza, ma il Presidente non ha uno strumento costituzionale per aiutare il suo Paese.

Una realtà in cui il Capo dello Stato, a volte la sua famiglia, è preso di mira da vari gruppi politici. Questi ultimi non sono tanto interessati ai risultati conseguiti dall’istituzione presidenziale a beneficio del Paese quanto, nel mio passato, a varie teorie e miti del complotto. Questa “preoccupazione” nei miei confronti va oltre la moralità, in ultima analisi, incide direttamente sulla mia salute. Ci ho riflettuto a lungo, ho deciso di dimettermi dalla carica di Presidente della Repubblica dopo aver lavorato attivamente per circa quattro anni. Quella decisione non è affatto emotiva, nasce da una certa logica.

Il Presidente non dispone degli strumenti necessari per influenzare i processi radicali di politica interna ed estera in questi tempi difficili per il Paese e per la Nazione. In questo momento difficile per il nostro Stato, in cui è necessaria l’unità nazionale, l’istituzione presidenziale non dovrebbe essere oggetto di pettegolezzi e teorie del complotto, distogliendo così l’attenzione dell’opinione pubblica dalle questioni più importanti. Oggi più che mai abbiamo bisogno di azioni significative e ben ponderate. Altrimenti, noi armeni di tutto il mondo, non raggiungeremo l’obiettivo della nostra missione, ci ritroveremo ai margini della storia.

Non abbiamo più il diritto di sbagliare! Infine, vorrei esprimere la mia speciale gratitudine ai nostri cittadini, ai nostri compatrioti nella diaspora, per la loro perseveranza, perseveranza, pazienza e coraggio in questi tempi difficili per il Paese. Un ringraziamento speciale ai soldati e agli ufficiali del nostro coraggioso esercito, il mio omaggio alle famiglie degli eroi che hanno sacrificato la loro vita per la nostra Patria. Ringrazio inoltre tutto il personale della Presidenza della Repubblica, i miei colleghi nelle strutture statali per l’efficace lavoro congiunto”, si legge nel messaggio del Presidente.

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