I tre Paesi intendono eliminare entro il 1° gennaio 2023 qualsiasi ostacolo alle frontiere per i propri cittadini e imprese. L’operazione Balcani aperti abbrevia così i lunghi tempi di attesa per i passeggeri doganali e riducendo la complicata burocrazia negli affari.
Come funziona l’accordo Balcani aperti?
“Entro il 2023 elimineremo i tempi di attesa alle frontiere tra i nostri Paesi. Chiunque voglia unirsi a noi è il benvenuto” , ha affermato il primo ministro albanese Edi Rama. Il primo accordo , un memorandum, si occupa di agevolare gli scambi tra Stati, eliminare la burocrazia per le imprese e snellire il trasporto di merci e persone. Una delle idee discusse dai leader balcanici sarebbe l’apertura di valichi veloci di frontiera tra i 3 stati per i propri cittadini. Il suggerimento è simile allo spazio europeo di libera circolazione, Schengen. Un altro memorandum prevede la creazione di un mercato del lavoro unico tra i tre stati. L’accordo consentirebbe l’ottenimento rapido di permessi di lavoro in modo che i cittadini di uno Stato possano lavorare senza indugio negli altri due. L’ultimo accordo, un accordo tra i leader balcanici, garantisce l’aiuto reciproco in caso di terremoti, tempeste, incendi, ma anche altri disastri naturali.
Chi era assente all’incontro?
All’incontro degli Stati balcanici erano presenti Bosnia ed Erzegovina, Kosovo e Montenegro. Il primo ministro serbo ha affermato che qualunque cosa divida le parti, non dovrebbe esserci motivo di mancanza di cooperazione. “Se qualcuno ha un problema con un asterisco accanto al nome Kosovo, poi metta un quadrato dopo la Serbia, noi non abbiamo problemi finché collaboriamo” , ha detto ironicamente Vucic, riferendosi al parziale riconoscimento della sovranità del Kosovo. Oltre ai benefici economici, l’iniziativa potrebbe rafforzare la lotta dei tre Stati balcanici contro la criminalità organizzata nella regione. “Quando lavoriamo insieme, possiamo scoprire chi sono le persone nelle reti della criminalità organizzata e saremo in grado di offrire una risposta collettiva. Così facendo uniamo le forze, diventiamo più forti, ma allo stesso tempo manteniamo la nostra indipendenza, la nostra sovranità” , ha sottolineato Vucic. Sebbene inizialmente abbiano sostenuto i colloqui su tale iniziativa, Bosnia-Erzegovina, Kosovo e Montenegro hanno scelto di non parteciparvi lungo il percorso.
Critiche all’iniziativa Balcani aperti
Secondo il primo ministro kosovaro Albin Kurti, tale iniziativa si discosta dalla strategia di adesione degli Stati balcanici all’Unione europea. “Per noi, la cosiddetta ‘mini-Schengen’ non ha una visione per la regione” , ha sottolineato Kurti, aggiungendo che “abbiamo molte proposte di cooperazione regionale nel CEFTA SEFTA compreso il modello EFTA-SEE, di cui beneficerebbero contemporaneamente tutti i paesi dei Balcani occidentali”. La cooperazione regionale tra gli Stati balcanici sembra essere una soluzione efficace in assenza di una scadenza concreta per la loro adesione all’Unione europea. Nel 2018 la Commissione europea ha creato una strategia per “Una prospettiva credibile di adesione per i Balcani occidentali e un maggiore impegno dell’UE nella regione” . Ha elogiato i progressi compiuti dagli Stati balcanici all’indomani delle guerre civili scoppiate dopo la frammentazione della Jugoslavia. Tuttavia, la Commissione europea sostiene che gli Stati della regione devono attuare serie riforme in settori cruciali, come la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, le riforme economiche e la competitività, la cooperazione regionale e la riconciliazione.
